Il paradosso di Facebook: rispetto per tutti purché non si tratti di Dio
ATTUALITÀ
11/10/20253 min read


“Non ci posso credere” disse tra sé e sé Tommaso scuotendo il capo e fissando la tanto familiare pagina web con l’inconfondibile logo color blu. Si era ripromesso, quella sera tardi, di fare una piccola azione per cercare di cambiare il mondo in cui viviamo e si era dovuto scontrare con una realtà che gli appariva del tutto illogica.
Tommaso era uno degli oltre 3 miliardi di utenti che nel mondo frequentano il social network Facebook almeno una volta al mese e, solo per rimanere all’Italia, Paese in cui viveva, uno dei 26 milioni che usano tale piattaforma social.
Non era mai stato un grande fan di questo social network ma, dopo essersi iscritto, aveva continuato ad utilizzarlo, avendolo sfruttato, come molti, per riallacciare rapporti con ex compagni di scuola, con i vecchi amici della squadra di basket, con qualche compagno di corso di Scienze Politiche e alcuni compaesani che aveva lasciato la provincia per trasferirsi a Milano o all’estero.
Negli ultimi tempi si era sentito sempre più a disagio nel social in questione, per i commenti sopra le righe di alcuni utenti, offensivi, scadenti nel turpiloquio e anche nella bestemmia.
Si era, così, sentito in dovere di fare qualcosa, in nome del rispetto che si dovrebbe avere per il prossimo.
Già, il rispetto, questa parola di recente tanto usata, fin da risultare perfino abusata.
A Tommaso non erano passate inosservate le tante iniziative per invocare il rispetto: no al linguaggio d’odio, no alle discriminazioni, no al giudizio, con un ricorso stucchevole a neologismi e inglesismi per invitare le persone
Con sorpresa aveva anche appreso dell’istituzione della Giornata contro la denigrazione dell’aspetto fisico delle persone (legge 150/2025).
Tutto giusto, per carità, ma a Tommaso non serviva una legge per ricordargli di essere rispettoso verso le persone. Aveva alle spalle anni di volontariato in parrocchia, tra la Caritas e il servizio come catechista, e sapeva bene, da credente, il rispetto che si deve a ogni essere umano, come nostro fratello.
Una sera, tornando dalla lectio del mercoledì sera in parrocchia, aveva sentito risuonare particolarmente la domanda di Gesù: “Ma quando il Figlio dell’uomo verrà, troverà la fede sulla terra? (Lc 18,8).
Si disse: “Ma con tutta questa attenzione che si predica, non ci dovrebbe essere un po’ di rispetto anche nei confronti di Dio?”
“Obiezione!” – disse il “diavoletto” dentro la sua testa - “Siamo una società laica e non confessionale e non si deve rispetto a Dio, perché non c’è nessuna prova della sua esistenza”.
“Allora se ne dovrà quantomeno a coloro che si dichiarano credenti” ribatté Tommaso in cuor suo.
Il “diavoletto” non trovò alcun argomento valido per obiettare ulteriormente; tuttavia, sapeva che avrebbe presto tentato di prendersi la sua rivincita.
Rientrato a casa, Tommaso si mise subito al portatile per cercare di segnalare a Facebook un paio di contenuti blasfemi. Del resto, Facebook aveva adottato, specie in passato, una politica ferrea sui discorsi d’odio.
Aperta la pagina per procedere ad una segnalazione, si trovò di fronte alla seguente casistica: “1) problema che riguarda una persona con meno di 18 anni, 2) bullismo intimidazioni o abuso; 3) suicidio o autolesionismo; 4) contenuto violento o che incita all’odio; 5) vendita o promozione di articoli soggetti a restrizione; 6) contenuto per adulti; 7) truffa, frode o informazioni false; 8) non voglio vedere questo contenuto; 9) segnala come illegale”.
Nessuna traccia di offese al credo di una persona.
Provò a cliccare sulla voce contenuti illegali (dopotutto la bestemmia e l’offesa alle cose sacre sono ancora vietati in Italia) ma non apparve nulla di pertinente.
“Forse la casistica rientra nell’incitamento all’odio?” – si disse.
Nulla nemmeno lì. Facebook considerava anche la violenza sugli animali, ma di Dio non c’era nessuna traccia.
Ed eccolo lì, Tommaso, sconfortato e incredulo davanti al computer.
Il “diavoletto” nella sua teste gli disse: “Vedi? E’ come ti avevo detto. Conviene rassegnarti: per Dio non c’è più spazio in questa nostra società e negli spazi pubblici”.
Per un attimo Tommaso esitò, pensando che tutto sommato quel pensiero potesse raccontare una storia vera.
Ma poi si ricordò che “l'esperienza della storia mostra a quali assurdità giunge l'uomo quando esclude Dio dall'orizzonte delle sue scelte e delle sue azioni” (Benedetto XVI, omelia dd. 27.9.2009 a Brno, nel suo viaggio apostolico in Repubblica Ceca): puoi essere rispettato, a patto che tu non pretenda di credere in Dio fattosi uomo e morto in croce per noi.
Quel fatto gli aveva aperto gli occhi: c’era chi voleva una società senza Dio e senza rispetto per il Suo nome, e si celava anche in uno strumento all’apparenza neutro e usato da milioni di persone.
Ebbene, da quella sera si sarebbe impegnato a fondo in direzione opposta, ma non sarebbe stato solo. Nella sua mente, sentiva un’altra voce, non più quella del “diavoletto”: “Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20).
Per approfondire: https://www.avvenire.it/rubriche/vite-digitali/come-contrastare-le-bestemmie-su-facebook_26426
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