Il Santo Curato d’Ars: “Se la bestemmia regna nelle vostre case, tutto andrà in rovina”

MAGISTERO E VITA DEI SANTI

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Quando nel 1818 Giovanni Maria Vianney arrivò in quello sperduto paesino della Francia, Ars, nessuno avrebbe potuto immaginare le meraviglie che il Signore avrebbe operato tramite l’umile fede di quel parroco di campagna. Molti oggi lo ricordano per le sue eccellenti doti di confessore, altri per il prestigioso titolo di patrono dei sacerdoti.

Meno note forse sono le sue omelie e il suo impegno apostolico, in quella piccola comunità di appena 230 anime, per estirpare alcuni vizi, come il lavoro domenicale e l’abitudine a sperperare il denaro nelle osterie. Insisteva molto sull’avvicinamento ai sacramenti, parlando ai fedeli della presenza reale di Gesù nell’Eucaristia e sulla necessità di pentirsi dei propri sbagli.

Tra i peccati contro i quali si adoperò c’era anche la bestemmia, peccato che egli definiva “orribile” e per il quale ammoniva severamente i suoi parrocchiani: “State ben attenti che se la bestemmia regna nelle vostre case, tutto andrà in rovina”.

La bestemmia è una parola che vuol dire maledire e detestare una beltà infinita, il che indica che questo peccato se la prende direttamente con il buon Dio”, così diceva per sottolineare come tale vizio si distingua dagli altri per l’empietà con cui esso viene commesso. I Greci utilizzavano la parola hybris per indicare questo atteggiamento, la stolta superbia di chi si pone al livello della divinità. Ma se all’hybris greca seguiva la nemesi degli dei, la vendetta per il male commesso dall’uomo, il nostro Dio è un Padre misericordioso, che perdona chi ha il cuore contrito, come ricordano le parole del patrono dei parroci:

Nel momento dell’assoluzione, Dio caccia i nostri peccati dietro le nostre spalle, cioè, li dimentica, li annienta e ormai non compariranno più”.

Insomma, anche per il santo Curato era chiaro che un’errata concezione di Dio e dell’uomo fosse all’origine della blasfemia: l’individuo, incapace di comprendere la propria finitezza e piccolezza di fronte a Dio, lo sfida e giunge a maledire il suo Nome. Proprio per tale ragione, la bestemmia non è solo l’offesa rivolta al nome del Padre celeste ma anche i giudizi arditi che l’uomo pronuncia riguardo alla giustizia o a alla bontà del Creatore.

Pertanto, offendere Dio significa negare la sua onnipotenza, credere di poter agire senza di Lui o attribuire alle creature ciò che spetta a Lui solo. Allo stesso modo, l’uomo bestemmia quando definisce Dio ingiusto e indifferente perché non aiuta i poveri e lascia i ricchi nell’abbondanza, perché lascia che alcuni vivano nel disprezzo e nelle infermità mentre altri sono amati da tutti, perché “non si cura di ciò che succede sulla terra”.

Sarebbe bello che le esortazioni di San Giovanni Maria Vianney risuonassero anche oggi, nella nostra società. E che la sua predicazione fosse efficace, perché mossa dall’amore per Dio e per i suoi fratelli, ne è prova quanto racconta una nobildonna francese, la baronessa di Belvey, dopo dieci anni di permanenza del santo curato ad Ars: “Era bello vedere nei giorni feriali, come gli uomini andavano al lavoro davanti ai loro carri con il rosario in mano; di notte molti andavano in chiesa o, se no, pregavano nelle loro case. Nei campi si cantavano canzoni oneste, anche di Chiesa; non si sentivano più bestemmie né si lavorava di domenica”.

Non ci resta che affidare al Santo Curato d’Ars tutte le nostre comunità cristiane affinché trovino in lui un esempio di zelo e di coraggio apostolico.

CONSIGLI DI LETTURA:

  • G. M. Vianney, Importunate il buon Dio. Pensieri e discorsi del Curato d'Ars, Città Nuova, 1975

  • Padre Ángel Peña, Vita e aneddoti del Santo Curato d'Ars.