Il vizio della bestemmia: la parola alla legge
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La bestemmia è certamente un comportamento estremamente grave per il credente e che denota mancanza di rispetto se si ritrova sulle labbra di un ateo. Ma è anche un comportamento illecito, secondo le regole del vivere civile?
Lo è certamente. La norma che punisce la bestemmia è l’art. 724 del codice penale: “Chiunque pubblicamente bestemmia, con invettive o parole oltraggiose, contro la Divinità o i Simboli o le Persone venerati nella religione dello Stato, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 51 euro a 309 euro”.
Originariamente, il legislatore aveva considerato l’offesa a Dio come reato, degna quindi di una sanzione penale. Dal 1999, tuttavia, la scelta operata dallo Stato è stata quella di mantenere l’illiceità del comportamento, sanzionandone la sua violazione con una sanzione amministrativa. Vi sarebbe molto da dire su questa scelta e di come la stessa sia criticabile, anche considerando come il legislatore abbia nel contempo accresciuto la tutela penale rispetto a valori nel frattempo emersi o con l’aumento delle sanzioni per reati già esistenti o con l’individuazione di nuove fattispecie di reato.


Altra precisazione che si deve fare è che, per un intervento della Corte Costituzionale (sentenza n. 440/1995) la bestemmia non è punita solo se riguarda il Dio in cui credono i cristiani (il Codice penale è stato promulgato nel 1930 e dunque si parla ancora di religione di Stato). Dunque, chi profferisce una bestemmia è passibile di una sanzione amministrativa pecuniaria da €51,00 ad €309,00, come lo sono, ad esempio, quella per tante violazioni al codice della strada ad esempio. Le forze dell’ordine (Polizia Locale, Carabinieri, Polizia di Stato) possono quindi rilevare il comportamento di chi contravviene al precetto normativo, inviando il rapporto al Prefetto che è l’organo competente ad emettere la sanzione.
Non sarà il timore di una sanzione modesta o il pur auspicabile intervento delle forze dell’ordine a risultare decisivo, però ricordare a chi profferisce espressioni blasfeme che non solo è irrispettoso verso chi crede ma viola una legge dello Stato, può aiutare il nostro interlocutore a riflettere.
Anche l’ordinamento sportivo punisce la bestemmia. Per limitarci allo sport ampiamente più praticato in Italia, il calcio, stupirà qualcuno sapere che l’art. 37 del Codice di Giustizia Sportiva della Federazione Italiana Giuoco Calcio punisce chi pronuncia espressioni blasfeme con una squalifica di minimo una giornata per calciatori e tecnici e con la inibizione per gli altri soggetti ammessi in campo (ad esempio dirigenti e accompagnatori). Purtroppo la sanzione di tali comportamenti è ancora largamente insufficiente.
La cultura del rispetto del nome di Dio si costruisce con altri mezzi, ma queste basi normative possono comunque essere di aiuto.
Rispetta il nome di Dio
Combatti la bestemmia insieme a noi!
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