Sulle orme di un'umile maestra e catechista
TESTIMONIANZE
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Dopo quello di “mamma”, “catechista” e “maestra” erano i titoli di cui andava più fiera. Adriana Parisi, classe 1943, aveva insegnato per alcuni anni ai bambini disabili de La nostra famiglia di San Vito al Tagliamento e, in seguito, nella scuola primaria di Orcenico Superiore, in provincia di Pordenone.
Appena diciottenne aveva intrapreso la sua missione di catechista nella parrocchia di Casarsa Della Delizia, portandola avanti fino all’età di 75 anni. Così viveva la sua opera tra i bambini, come una vera e propria missione, guidata dalla certezza che i bambini potevano accogliere Gesù grazie alla loro semplicità di cuore e che, nelle proprie famiglie, sarebbero potuti essere dei piccoli evangelizzatori.
Era interessata a tutto ciò che riguardasse la fede e le persone, credeva nella necessità di portare il Vangelo nella società di oggi con le parole e con le opere.
Su due problemi della società attuale non si dava pace, commuovendosi spesso fino alle lacrime e cercando di dare il proprio piccolo contributo: l’aborto e la bestemmia.
Nella sua lotta per la difesa della vita non era sola: valide associazioni si battevano e si battono ancora per tutelare la sacralità della vita fin dal suo concepimento.
La bestemmia fu per lei sempre un dolore grandissimo, in una terra, come il Friuli, in cui le espressioni blasfeme sono purtroppo molto diffuse. Si rese conto che era necessario rimboccarsi le maniche per combattere quella piaga, troppo spesso ignorata dalla società civile e talvolta trascurata anche dai credenti.
Interveniva sempre, in modo opportuno e inopportuno, quando sentiva insultare il nome di Dio: non temeva né lo scherno né la risposta maleducata del suo interlocutore.
Con la sua instancabile creatività, decise di realizzare dei libretti in collaborazione con padre Adeodato Padovan, frate francescano di Cittadella, in provincia di Padova. I libretti contenevano frasi di santi, Papi e personaggi storici contro tale vizio; il titolo, Dio ti ama non bestemmiarlo, era allo stesso tempo kèrygma, annuncio della buona notizia, ed esortazione a fuggire il peccato.
Iniziò così la distribuzione dei libretti in diverse parrocchie del Friuli e dell’Italia; spesso riceveva telefonate di persone che, desiderose di prendere parte alla stessa missione, richiedevano alcune copie.
Volle anche realizzare delle penne con lo stesso motto, Dio ti ama non bestemmiarlo, in modo tale che più persone, magari per caso, potessero trovarsi a leggere quel monito, così urgente.
Non trascurava di insegnare il rispetto del nome di Dio ai suoi piccoli allievi del catechismo. Sapeva che il linguaggio va educato fin dall’infanzia. Infatti, ad uno dei suoi ultimi gruppi di catechismo, aveva chiesto di riflettere su questo problema. Un bambino, pensando anche al proprio papà, aveva voluto disegnare un segnale stradale che indicava un divieto, aggiungendo la scritta “vietato bestemmiare”. L’idea venne subito accolta da lei e dal parroco: fu realizzato un cartello plastificato che tuttora è appeso nell’oratorio del paese. Serve a ricordare la sacralità del nome di Dio e a richiamare i ragazzi e i giovani della parrocchia alla coerenza e alla necessità di andare controcorrente.
È una storia semplice quella che vi abbiamo raccontato, una storia fatta di piccoli gesti che non hanno la pretesa di cambiare il mondo ma che, come ci ricorda Madre Teresa di Calcutta, sono allo stesso tempo preziosi: “Quello che noi facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma se non lo facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno”.
Ed è proprio guardando questi umili esempi di vita cristiana e seguendo le orme già tracciate, che si può scegliere di impegnarsi, di mettere i propri doni a servizio di una missione, magari proprio questa missione: ricordare alla società attuale il valore inestimabile del nome di Dio.
Rispetta il nome di Dio
Combatti la bestemmia insieme a noi!
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