Sono forse io il custode di mio fratello?

PAROLA DI DIO E SPIRITUALITÀ

10/26/20253 min read

Nel Medioevo, l’uomo credeva che la natura creata da Dio fosse portatrice di messaggi e di insegnamenti e che fosse suo dovere tentare di decifrarli. Gli animali, ad esempio, erano simbolo di virtù a cui aspirare o di vizi da cui fuggire.

Capita ancora oggi di leggere articoli o post in cui gli animali, per alcune caratteristiche, sono additati come esempi per l’essere umano. Proverbiale è la fedeltà del cane, chiamata in causa per ammonire l’individuo, incapace di mantenere legami duraturi.

Ed è proprio una frase di questo genere, attribuita a San Girolamo, ad offrire uno spunto interessante:


I cani abbaiano per difendere il padrone, e io dovrei essere muto quando si maltratta il nome di Dio?”


La domanda pungente di San Girolamo invita tutti ad una riflessione, oggi più che mai.

Effettivamente, quando si parla di bestemmia e non solo, spesso si fa riferimento alla libertà dell’individuo e al rispetto dovuto alle scelte altrui. Ancor di più che in passato, nella società attuale, si considera inopportuno un intervento finalizzato a stigmatizzare un’azione sbagliata e si auspica una tolleranza incondizionata.

Per questa ragione, capita di sovente che chi bestemmia in pubblico, persino tra persone credenti, non venga richiamato ad un linguaggio più corretto.

Infatti, anche ai cristiani redarguire il prossimo appare spesso errato, dato che Dio ama incondizionatamente e dal momento che Gesù è venuto sulla Terra a predicare l’infinita misericordia del Padre.

In realtà, dietro a questa estrema benevolenza per gli errori altrui, si celano talvolta altre ragioni: indifferenza, quieto vivere, paura, rispetto umano. Insomma, le stesse ragioni che sembrano essere alla base della risposta impertinente con cui Caino si rivolge a Dio (il quale gli domanda conto di Abele): “Sono forse io il custode di mio fratello?”

Tuttavia, ciò che è più grave - al di là di queste debolezze umane, da cui nessuno è totalmente immune – è l’ignorare alcuni passi della Parola di Dio che, al contrario, invitano tutti noi a vegliare sui fratelli e a non stancarci di esortarli al bene.

Nell’Antico Testamento, il Signore si rivolge così al profeta Ezechiele:

Figlio dell'uomo, ti ho posto per sentinella alla casa d'Israele. (…) Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia. Se io dico al malvagio: Tu morirai! e tu non lo avverti e non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta perversa e viva, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te. Ma se tu ammonisci il malvagio ed egli non si allontana dalla sua malvagità e dalla sua perversa condotta, egli morirà per il suo peccato, ma tu ti sarai salvato.”

Dio chiede a ciascun credente di essere una sentinella vigile, di sentirsi responsabile del male che il fratello compie e di essere grati per quanto ricevuto da Lui.

Infatti, di frequente, chi bestemmia lo fa per ignoranza o noncuranza: non ha conosciuto l’amore di Dio né si è mai interrogato riguardo all’effetto che le sue parole hanno sui credenti. Al contrario, coloro che hanno compreso il valore del nome santo di Dio sono chiamati a farsi evangelizzatori affinché chi sbaglia possa “allontanarsi dalla condotta perversa” e quindi salvarsi.

Essere sentinelle significa manifestare questo grande amore di Dio, l’amore di un dio che non può salvare l’uomo senza che l’uomo lo desideri e che non si stanca di rincorrere i propri figli affinché accolgano il suo abbraccio di Padre.

Sullo stesso tema anche Gesù si esprime con estrema chiarezza: “Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli”

Certo, questo passo invita i discepoli di Gesù alla coerenza, sottolineando come alla base di qualsiasi insegnamento ci debba essere la volontà di applicare in prima persona quanto si predica. La premessa è fondamentale, ma fondamentale è anche l’invito implicito di Gesù: insegnate i miei precetti a chi non li conosce e sarete considerati grandi nel regno dei cieli.

Allo stesso modo, San Paolo ricorda questa importante missione del discepolo, con un’appassionata esortazione: Annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina.

Ammonisci e rimprovera con “magnanimità”, con misericordia e sempre per il bene.

Ammonisci e rimprovera, anche se sembrerai inopportuno.

Ammonisci e rimprovera, se tuo fratello si comporta in maniera disonesta,

se un tuo collega non fa il suo dovere,

se un tuo amico non partecipa più alla Messa domenicale,

se un tuo vicino bestemmia.

Sii. dunque, una vera sentinella e difendi il Santo Nome di Dio.